È un vero e proprio racconto della società e del suo codice genetico. Cosi la mostra “Nei palchi della Scala- Storie milanesi”, curata da Pier Luigi Pizzi, al Museo Piermarini, aperta fino al 30 maggio 2020, racconta l’evoluzione del pubblico del Teatro, in particolare dei palchettisti: dall’anno della fondazione del Teatro nel 1778 fino al 1920, anno dell’esproprio dei palchi.

Cristina Barbiano di Belgioioso ritratta da Francesco Hayez nel 1832

Si ripercorre la storia delle grandi famiglie milanesi, nobili e patrizi lombardi prima, alto-borghesi poi, legati alla manifattura della seta e del cotone, grandi professionisti, che compravano i palchi, li affittavano e li lasciavano in eredità.

Un palco nella bella immagine di Brescia e Amisano

“Un racconto che capovolge la prospettiva del teatro di 180 gradi: dal palcoscenico al pubblico”, spiega la direttrice del Museo, Donatella Brunazzi. Che mette in luce come questi “salotti” tanto cari alle donne, che andavano in scena con abiti e gioielli, e naturalmente con gli immancabili guanti lunghi,  erano veri e propri affacci, dove spiare i vicini, grazie al sapiente gioco di specchi, origliare senza farsi notare, ma anche salotti letterari, luoghi di discussioni politiche.

La tavola del gioco la Torre Reale

Domenica del Corriere del 19 maggio 1946 con l’immagine di Arturo Toscanini per la riapertura del Teatro alla Scala

Frequentati da ospiti illustri come Pietro Verri, Cesare Beccaria, Giuseppe Parini, Ugo Foscolo, Vincenzo Monti e Alessandro Manzoni che era anche un giocatore. Se le donne guardavano e si facevano vedere, gli uomini venivano qui per passare una serata, discutere di politica e giocare a dadi o a carte. Spesso si giocava d’azzardo e, talvolta, le vincite erano utilizzate per finanziare gli spettacoli. Ma la storia dei palchi, pagati come diceva Stendhal come un bilocale a Parigi, erano non solo un bene culturale, ma anche una forma di investimento per mettere a reddito il proprio capitale, che poteva essere venduto, affittato (anche a serata) donato e dato in eredità, ed erano arredati dagli architetti dei proprietari. Molte le donne proprietarie di un palco, che si esibivano con gli abiti firmati dagli stilisti più in voga.

In mostra anche diverse mise fra cui quella di Gioia Marchi Falk firmata Valentino, di Mila Schon, Curiel, di Valentina Cortese.

Sullo sfondo un collage con le immagini delle donne più eleganti che hanno frequentato la Scala. In primo piano, alcuni abiti da sera

Interessante la mappa digitale che illustra proprietari, affittuari ed ospiti, palco per palco, per conoscere la storia dei palchettisti. Mappa che, dopo il 7 dicembre, sarà visibile sul sito del Teatro alla Scala.

 

 

 

 

 

4 Responses to Teatro alla Scala: in mostra i segreti dei palchi di 143 anni
  1. Articolo interessante e pieno fi spunti

  2. Sempre interessante approfondire le conoscenze della propria città

  3. Sarei felice di partecipare ad una visita guidata per conoscere la storia del più bel teatro del mondo per me
    La scala perché legato alla nostra storia di Lombardia e dell’Italia


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