Nella nostra ricerca di giardini da visitare a proposito di camelie ci siamo imbattute in un personaggio singolare, il professor Gianmario Motta, che di queste piante ha fatto la sua passione.

Ecco la sua biografia:

“Il mio amore verso i giardini inizia da lontano. [Mio nonno Giacinto Motta nacque da una famiglia di merciai di Mortara, in Lomellina. Il padre, notando le sue capacità, gli pagò gli studi a Genova. I professori dell’allora Istituto  Nautico gli consigliarono (che tempi!) di frequentare l’allora nuovissimo (si era nel 1890) Politecnico di Milano, dove si trovò come compagni Pirelli, Conti e altri  pionieri della industria milanese.

Giacinto si dedicò alla professione di ingegnere elettrotecnico, progettando le dighe valtellinesi dell’ allora azienda elettrica di Milano, tuttora attive, ed alla telefonia. Ma il destino aveva in serbo un’altra carriera. Chiamato a dirigere la Edison, ne fu direttore generale amministratore delegato sino al 1940. La villa fu acquistata quasi per caso.]

Nel 1920 mia nonna Rosa, passando in treno sul lago d’Orta, notò la Villa, splendida sulla punta Nord della penisola, affacciata sul lago, e senza preamboli la chiese a mio nonno Giacinto come regalo. Mio nonno e mia nonna avevano un amore straordinario per la natura.

Mio nonno fondò le colonie per i dipendenti Edison sul  mare a Marina di Massa e sul Lago Maggiore a Suna con piscine (negli anni Trenta!).  Anche mio nonno materno Bocciardo era un grande amante della natura; sindaco di Portofino,  fondò il Parco del Monte. Con tali ascendenze, sono naturalmente appassionato di giardini.

Mi sono laureato in Filosofia con Lodovico Geymonat, ma poi ho lavorato in aziende di informatica, per approdare come dirigente alla Deloitte, una delle massime aziende  mondiali di consulenza. Per anni ho tenuto corsi alla Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano come docente a contratto, e nel 2005 ho deciso di dedicarmi alla carriera accademica, diventando professore di ruolo di sistemi di elaborazione delle informazioni, alla università di Pavia.


Ho viaggiato e insegnato negli USA e in Cina, diventando “guest professor” nella Università di Tongji (Shanghai) e in altre cinesi. In parallelo ho portato avanti il mio hobby di giardiniere, curando il mio giardino di Orta, e partecipando alla International Camellia Society e alle società nazionali della Camelia (Spagna, Italia, Svizzera), e co-fondando la Accademia Piemontese del Giardino. Oggigiorno sono Vice Presidente della Società Italiana della Camelia e Vice President (Europa) della International Camellia Society.

La mia passione mi ha portato in giro per il mondo. Ho visitato giardini in USA, Europa, Estremo Oriente, Australia e Nuova Zelanda, ma sopra tutto in Cina, Taiwan e Giappone, patrie della vastissima maggioranza di rododendri, camelie & magnolie, osmanti e peonie. Ogni anno dedico a queste visite il mio tempo libero in Agosto e Dicembre. Questo Agosto sono stato in Giappone mentre in Dicembre ho girato peri  i parchi e le riserve  naturali di camelie gialle nella Cina meridionale.

Ed ecco il mio giardino La storia antica del giardino inizia con mia nonna, Rosa Motta, nel 1920. Anche se il terreno si estendeva per 3 ettari, quasi tutti rustici. Rosa inizia i lavori, costruendo la bellissima terrazza che unisce la villa alla darsena sul lago ed ampliando i viali a lago. Poi pianta gli oltre due ettari della zona a lago, con conifere, camelie, azalee  e rododendri, e costruisce una limonaia e una serra per le riproduzione e la coltivazione, dotando il giardino di un impianto di irrigazione. Lungo la balaustrata a lago  pianta rose sarmentose, che a maggio diventa una siepe di fiori chiari lunga oltre  cento metri. Rosa muore nel 1951 e mia madre continua ad occuparsi del giardino.

La nuova storia inizia nel 1979 quando una tromba d’aria spazza diligentemente tutti i tre ettari del giardino, radendo al suolo le fustaie di abeti e distruggendo persino i rododendri. Sono incaricato dai miei di prendere in mano il giardino.

Decido di non ripristinare gli alto fusti, ma di creare un giardino chiaro, fatto di cannocchiali, con gruppi di cespugli e con fiori tutto l’anno. Ripristino ed amplio i boschetti di camelie, catalogo le varietà esistenti e vi introduco nuove varietà e le specie spontanee scoperte in Asia, ottenendo così una fioritura da ottobre (camelie sasanqua) sino ad aprile (camelie japonica ed affini). Prolungo la siepe di azalee usando i rami radicati, ottenendo una siepe monocolore di  250 piante lunga circa 100 metri.

Ripristino la siepe di rose della nonna, usando solo rose dell’Ottocento ed introduco le rose spontanee con i loro splendidi colori chiari, di prorompente vigore sul nostro terreno acido. Reintroduco le peonie e tutta la gamma di ortensie, incluse le bianche specie spontanee che tanto ho ammirato in Cina, uno dei fiori più amati da mia nonna.

Insomma, punto su un giardino sempre fiorito con poche essenze acidofile ben rappresentate – rosa, camelia, chimomanto, rododendro & azalea, peonia, ortensia, osmanto, aucuba (pianta tipica del primo Novecento, ora dimenticata).

Oggi la mia parte conta oltre 100 varietà di camelie e, come si è detto, offre fiori in qualunque mese dell’anno. Nel 1990 il giardino è spezzato dalla divisione ereditaria.

La parte superiore, con quasi tutti i rododendri, va a mia a sorella, ed a me resta la parte inferiore con la villa e  quasi tutte le camelie. Divenuto dimora storica una decina di anni fa e riconosciuto giardino notevole della Regione Piemonte, è stato da me volontariamente vincolato affinché nessuno possa alterare quella che considero, mutuando le parole di Balzac, la mia vera casa, una gemma verde in uno scrigno grigio.”

Il giardino è visitabile con prenotazione consultando il sito www.villamotta.it o telefonando al n. 335 274261.

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 A proposito di camelie un’altra bella storia che ha come soggetto il vivaio…

“Le Camelie del Generale” di Velletri presso Roma.

La storia di questo vivaio risale al nonno del titolare, da cui il nome in sua memoria. Infatti verso la metà degli anni ’70, Ettore Rolando, generale di artiglieria in pensione, nonché appassionato ed esperto conoscitore di piante, si recò a Velletri per aiutare alcuni amici a progettare il giardino della propria villa. Dall’osservazione della natura circostante si rese conto della notevole diffusione sul territorio di splendidi esemplari di camelia. Da lì la passione per questa specie, che aveva avuto già nel ‘700 successo, tanto è vero che ve ne sono di magnifiche alla Reggia di Caserta arrivate dall’Asia.

Il generale acquistò un terreno da quelle parti, nella cittadina dei Castelli, proprio perché intuì che lì c’erano in natura tutte le condizioni propizie per la loro crescita dovuta in parte al terreno e in parte al clima eccezionalmente favorevole. La collezione diventò importante a livello nazionale e da hobby, grazie alle doti manageriali del nipote Enrico Scianca, divenne un’azienda agricola appunto “Le Camelie del Generale” uno dei più importanti marchi conosciuti in Italia e all’estero nell’ambito delle camelie e delle piante acidofile.

Oggi il vivaio ha una superficie di quasi tre ettari e ha in produzione venticinque specie e duecentocinquanta varietà di camelie che, considerando anche quelle della collezione privata, arrivano a trecentosettantaquattro.

Nell’elenco si trovano antiche varietà dell’800, più recenti della prima metà del ‘900 nonché le camelie in miniatura: un recente gruppo di ibridi di specie a foglia piccola e con una caratteristica insolita: il fiore profumato. Inoltre esistono in vivaio esemplari di notevole altezza fino 5-6 metri.

Enrico Scianca ci tiene a sottolineare che le sue camelie sono il prodotto di una coltivazione naturale, non forzata, grazie al substrato di impianto con una notevole percentuale di terra vulcanica del luogo che conferisce alle piante una qualità rara. Forse una delle ultime novità di questi anni è che anche le camelie profumano: “non parlo del leggero profumo delle Camellia Sasanqua per le quali tale caratteristica era nota in precedenza, dice Scianca, parlo invece di camelie intensamente profumate tanto da non poter trattenere lo stupore passandoci vicino”.

Negli ultimi 20 anni gli ibridatori sono riuscita a creare un gran numero di ibridi a fiore profumato. Le varietà nate da tali ibridazioni mantengono le caratteristiche della specie di partenza (C. fraterna, C. kissii, C. lutchuensis, C. oleifera, C. tsai, C. yuhsienensis) e dunque foglie piccole e fiori piccoli. Da qui il nome di camelie in miniatura che però crescono in maniera piuttosto rapida e tendono a diventare decisamente alte.

Il risultato finale è il più delle volte una pianta dal portamento flessuoso con fioriture abbondanti su tutto il ramo di piccoli o piccolissimi fiori. Niente a che vedere con le più conosciute e diffuse Camellia japonica, ma che hanno delle caratteristiche adatte a soddisfare qualsiasi giardiniere.

Consigli

  • Al genere camelia (nome botanico Camellia) appartengono ottanta specie di arbusti ed alberelli tutti proveniente dalla Cina, Giappone, Vietnam, India. Vengono distinti in due gruppi per epoca di fioritura primaverile e autunnale/invernale.
  • Le camelie a fioritura autunnale/invernale sono piante molto rustiche, tollerano il gelo e il caldo. Tuttavia prediligono i climi miti e non molto secchi, stupende le fioriture sul lago Maggiore, all’Isola Madre e a Villa Taranto.
  • Altri luoghi dove crescono benissimo oltre ai laghi del nord Italia sono la Lucchesia e il Lazio. La camelia si adatta a tutto ma preferisce zone ombrose rivolte a nord oppure al riparo di grandi muri o sotto l’ombra di alti alberi.
  • La potatura per dare una buona struttura alla pianta o ringiovanire una pianta vecchia deve essere eseguita subito dopo la fioritura, mai in autunno.
  • Terreno, la camelia vuole substrati ricchi di humus, terreni semiacidi ma sempre ben drenati, arricchiti con terriccio di sottobosco. Le camelie a fioritura autunnale/ invernale non hanno bisogno di una eccessiva concimazione perché il terreno è già ricco di macroelementi (azoto, fosforo, potassio).
  • Concimate una volta all’anno, nel periodo della ripresa vegetativa con prodotti specifici per acidofile. I migliori sono quelli ricchi di sostanza organica. Si procede alla pacciamatura tramite corteccia di pino.

tutte le fotografie sono di Dario Fusaro

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