“Scusi, c’è il wi-fi?” E’ una domanda piuttosto comune che ormai sentiamo fare sempre più spesso, in ogni dove. Capita in città, nei locali pubblici, negli uffici. Per motivi di lavoro o per necessità di altra natura. Capita nei cosiddetti “periodi di vacanza” – tanto anelati da ciascuno di noi per staccare dalla frenesia e dalla quotidianità – e, ahimè, perfino in luoghi inaspettati.

Di recente ho sentito questa domanda anche nei rifugi di montagna, in alta quota (!), dove lo sguardo incredulo e sconfortato del gestore del rifugio chiamato a rispondere, diceva davvero tutto.  Celato dietro il suo gentil diniego, il quesito chiave : “Perché, piuttosto che ricercare una connessione ad Internet, non cerchi di connetterti con la bellezza e l’immensità della montagna che ti circonda e goderne, finché puoi farlo?”

Ebbene, nasce così questo mio spunto di riflessione che posizionerei a metà strada tra un “compito per le vacanze” e un “buon proposito per il nuovo anno”.  D’altra parte il momento è quello giusto.

Gli americani la chiamano “Fomo” – fear of missing out – cioè paura di perdersi qualcosa e di restare tagliati fuori. Ma tagliati fuori da cosa? Dalle ultimissime degli amici di Facebook che in pochissimo ore saranno già vecchie? Dall’imperdibile selfie dell’amica al quale, per un bizzarro senso di competizione, bisogna immediatamente controbattere? Dalla questione di lavoro che un collega ci pone il 23 dicembre e che potrebbe tranquillamente aspettare gennaio?

Non facciamoci ingannare. Non si tratta di un passatempo. Si tratta di una dipendenza bella e buona. Del paradosso più grande del nostro tempo, reso più libero e, allo stesso tempo, più schiavo dalla rivoluzione digitale.

Quindi il compito per le vacanze o il proposito per il nuovo anno – come preferite – è quello di prendere lo smartphone, di incartarlo stretto stretto (se disponiamo di qualche nastro natalizio, possiamo abbellirlo se ci fa piacere) e di riporlo in valigia (se ha un sottofondo, anche meglio) e di uscire.

Andiamo. Tiriamo su il collo – questo esercizio sarà un toccasana anche per la nostra cervicale- e guardiamoci attorno. Concentriamoci su ciò che ci circonda. Che sia una montagna imbiancata, un laghetto gelato illuminato dal sole, un albero carico di neve, un tramonto, un’alba o un rifugio di alta montagna dal quale provengono profumini allettanti.

 

Scopriamo “in diretta” il sapore di ciò che è reale davvero e godiamone appieno. Attraverso i nostri sensi e non tramite il filtro di una fotocamera. Nella sua interezza e continuità, senza le interruzioni di squilli o vibrazioni.

Via quella smania di controllare le notifiche del cellulare in modo quasi compulsivo (che ci fa credere che vibri anche quando tace), di portarcelo ovunque per sentirci rassicurati. Basta con l’ansia abbandonica se non otteniamo “like” o crisi isteriche se scompare il wi-fi.

In questo blog, scrivo di montagna… di “Montagna, sopra a tutto”. Quindi non posso che augurarvi di alzare il naso all’insù per ottenere i migliori “like” del nuovo anno!

Buon Anno a tutti !

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