Esiste un savoir faire alla francese in campo gastronomico?

Per quanto mi riguarda l’ho sperimentato in tanti viaggi in Francia #FranceFR. Basta pensare ai formaggi, esposti in negozi simili a gioiellerie, frutto di sperimentazioni innovative da parte dei maitres affineurs (sarebbe come dire maestri formaggiai). Posso citare #XavierFR a Tolosa, insignito del titolo di“miglior operaio” di Francia nel 2011, e, meglio ancora, #PierreBrisson al 30 di rue de Bretagne a Parigi. Una bottega senza apparenti pretese, ma con tanto di cantina, dove il maestro invita i clienti a vedere come invecchia e attualizza i formaggi, acquistati direttamente da un produttore bretone. Da Brisson, tra l’altro, ho imparato che il colore bianchissimo del formaggio di capra dipende dal fatto che il latte di quest’animale non contiene il carotene. Potenza della comunicazione! Inutile, a questo punto, chiedersi se sia migliore il nostro Gorgonzola o il loro Roquefort, già nobilitato dal nome…

Quale migliore immagine della cucina per esaltare l’arte di vivere di un paese? E far venire voglia di andarci…

Qualche giorno fa, i nostri vicini d’Oltralpe hanno festeggiato l’arrivo della primavera a Milano con Gout de France #GoodFrance, evento internazionale, a cui ho avuto il piacere di partecipare, per valorizzare non solo l’eccellenza della cucina francese, ma la sua capacità d’innovazione. Quest’anno la manifestazione è presente in oltre 150 paesi, dove gli chef creeranno “cene alla francese”. A Milano, per esempio, Davide Oldani proporrà, tra gli altri piatti, la leggendaria “Soupe du Président VGE”, creata da Paul Bocuse per il presidente Valéry Giscard d’Estaing.

 

Parlare di cucina”, sottolinea il mitico Alain Ducasse,”di cucina francese, è parlare di gioia di vivere , di leggerezza, di ottimismo e di piacere”. Così, il 21 marzo, nella splendida e accogliente cornice di #PalazzoParigi #LuxuryHotel , lo chef Nicolas Stamm, due stelle Michelin del ristorante #lafourchettedesducs in Alsazia, insieme allo chef di Palazzo Parigi, Ferdinando Martinotti #Gastronomy, ha deliziato gli ospiti con una cena francese a quattro mani. Ospite d’onore per la serata, l’Alsazia #visitalsace, terra d’ arte, di tavole stellate, d’imprenditori famosi in tutto il mondo e di ottimi vini, come il Pinot Gris del Domaine Schlumberger, il Riesling e il Brut Cattin Rosé.

Silvana Rizzi e Barbara Lovato alla serata

In apertura, terrine di Foie Gras dell’Alsazia, seguito dall’eccezionale Luccioperca alla choucroute, a cui ha fatto da contraltare l’intramontabile ganascino di Martinotti. Come dessert, raffinati e morbidissimi quadretti di cioccolato alle nocciole, accompagnati dai bigné. Fino a poco tempo fa sarebbero arrivati in tavola i colorati macarons, oggi superati dagli éclaires ripieni di crema, che spopolano a Parigi.

Route des Vins d’Alsace

Non avevo mai pensato all’Alsazia come terra d’imprenditori. Sapevate che Ettore Bugatti aveva scelto questa regione per fondare il suo impero di bolidi di lusso? E lo stesso ha fatto René Lalique, a cui oggi è dedicato un museo a Winder. Lalique mi è rimasto nel cuore, perché a conclusione della serata, Reine Fisher, Vice-présidente de l’Agence d’Attractivité de l’Alsace, ha estratto a sorte uno spettacolare vaso Lalique( in foto). Che non ho vinto.

 

Ma più che per gli imprenditori, l’Alsazia mi attira per antiche città come Colmar con la mitica pala d’altare di Isenheim di Grunewaald, Strasburgo, Riquewihr, Mulhouse, o, ancora, le dolci colline risplendenti di vigne.

E perché no, per le spa, le più belle d’Europa, che ancora non ho provato. Non vedo l’ora di rivedere l’Alsazia!

 

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